Lezione Barça al Bernabeu
Lezione Barça al Bernabeu
Messi e Pedro: mani sulla Liga
Messi e Pedro: mani sulla Liga
I catalani vincono la sfida di vertice in casa del Real Madrid: l'argentino segna nel primo tempo, lo spagnolo nel secondo, e così allungano a +3 in classifica spezzando la serie di 15 vittorie consecutive interne dei bianchi della capitale
MILANO, 10 aprile 2010 - Il Barcellona vince, e alla grande, il clasico, battendo il Real Madrid 2-0 al Bernabeu, allungando così le mani sulla Liga. Decidono le reti di Messi e Pedro, una per tempo, e così i blaugrana di Guardiola allungano in classifica a +3, a sette giornate dalla fine, doppiando la vittoria dell'andata e allungando a 4 la serie di successi nei confronti diretti, discriminante in caso di arrivo a fine corsa a pari punti. Messi vince il confronto con Cristiano Ronaldo per eleggere il fenomeno di Spagna, o forse addirittura quello mondiale. L'argentino sfrutta le invenzioni a piede libero più che a mano libera, di un pittore del calcio come Xavi. I due spezzano a metà la difesa dei bianchi: mente e braccio catalani, che interrompono nella serata più importante la serie di 15 successi in altrettante uscite interne di campionato del Real.
schieramenti — Il Real Madrid è quello annunciato: davanti giocano Cristiano Ronaldo, che ingrana la quinta in qualche volata, ma sono più le partenze degli arrivi, ed Higuain. Dietro di loro ci sarebbe, ma non si vede, Van der Vaart, che fa scena muta. Il Barcellona è più guardingo - parecchio - del solito. Fuori un giocatore d'attacco, rispetto alle aspettative, Iniesta, dentro un difensore centrale, Milito. Così Puyol scala terzino destro, Dani Alves gioca davanti a lui, altissimo, quasi sulla stessa linea di Pedro, esterno di sinistra, e Messi, che in assenza di Ibrahimovic, decisivo nell'1-0 dell'andata con un piatto sinistro al volo, fa il centravanti di manovra. L'altro grande assente - oltre all'ex attaccante nerazzurro - è, dall'altra parte, Kakà, ex Milan.
Messi esulta, Ronaldo a capo chino. Afp battaglia sportiva — Ci si attende calcio spettacolo, ma i primi 45' sono nervosi, ricchi di scontri a centrocampo, come molte partite decisive di serie A. Il Barcellona, per indole più che per copione, fa la partita. Ma con giudizio, senza sbilanciarsi troppo: l'assenza di un attaccante di peso - Henry è seduto non lontano da Guardiola - si fa sentire come mancanza di riferimenti offensivi. Non c'è chi tiene il pallone, e fa salire la squadra, anche se Messi è il solito satanasso, che, appena ha un metro, mette i brividi ai compassati Garay ed Albiol, costretti spesso ad usare le maniere forti per fermare il fuoriclasse argentino. Il Real si fa vedere con un paio di volate senza lieto fine di Marcelo, con un destro di Xabi Alonso largo: robetta. E il Barcellona reclama invano per un presunto mani, da già ammonito, proprio del centrocampista basco ex Liverpool dei bianchi della capitale.
numeri di messi — Una partita così tattica, bloccata se paragonata alle abitudine del calcio spagnolo, non può che essere decisa, o perlomeno spezzata in due, dalla prodezza di uno dei tanti tenori in campo al Bernabeu. Anzi, da un acuto di quello di più atteso. Messi prima finisce a terra dopo un dribbling su Albiol in area di rigore del Madrid - e per Mejuto Gonzalez non rè penalty - e sembrava invece starci -, poi raccoglie di petto in area un lancio in profondità di Xavi, elude il fuorigioco, prende il tempo ad Albiol e in area di destro segna l'1-0 Barcellona. È il 40° gol stagionale dell'attaccante, stella polare annunciata, agli ordini di Maradona, del prossimo Mondiale in Sudafrica.
Messi e Pedro: capolavoro Barcellona. Ap gli stenti del real: pedro ringrazia — A inizio ripresa il Barcellona prende in mano la gara. Fa possesso palla, prova a far saltare la difesa e i nervi del Real, che si trova a fare il torello intorno ai portatori di palla blaugrana. E appena intravede il varco, il Barça raddoppia. Solita idea dell'architetto del gioco catalano, Xavi, che verticalizza per Pedro, che semina in velocità Arbeloa e di sinistro infilza Casillas: 0-2.
reazione real — Entra Guti, e la manovra della squadra di Pellegrini ne beneficia. Il playmaker argentino manda in porta Van der Vaart, che, solo davanti al portiere, si fa ipnotizzare da Valdes. Il Real ora attacca a testa bassa, la gara si apre, diventa bella, divertente. Ronaldo e Guti ci provano, Valdes risponde presente. In contropiede i catalani tengono Casillas - strepitoso, è lui a tenere in piedi la palafitta Real su un doppia ventata da tornado di Messi - sempre sul chi vive, per usare un eufemismo. Il Barcellona è padrone del campo, perde Milito per infortunio, ma non soffre più di tanto. il Real attacca generoso, ma è la fotografia del "vorrei ma non posso". Raul, appena entrato, segna, ma il gioco è fermo per un'irregolarità di Benzema. E allora vince il Barça, che, dopo 5 partite in coabitazione, si prende la vetta solitaria della classifica. Non sarà il 6-2 maturato al Bernabeu l'anno scorso, ma è comunque un pugno da k.o.
Riccardo Pratesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO, 10 aprile 2010 - Il Barcellona vince, e alla grande, il clasico, battendo il Real Madrid 2-0 al Bernabeu, allungando così le mani sulla Liga. Decidono le reti di Messi e Pedro, una per tempo, e così i blaugrana di Guardiola allungano in classifica a +3, a sette giornate dalla fine, doppiando la vittoria dell'andata e allungando a 4 la serie di successi nei confronti diretti, discriminante in caso di arrivo a fine corsa a pari punti. Messi vince il confronto con Cristiano Ronaldo per eleggere il fenomeno di Spagna, o forse addirittura quello mondiale. L'argentino sfrutta le invenzioni a piede libero più che a mano libera, di un pittore del calcio come Xavi. I due spezzano a metà la difesa dei bianchi: mente e braccio catalani, che interrompono nella serata più importante la serie di 15 successi in altrettante uscite interne di campionato del Real.
schieramenti — Il Real Madrid è quello annunciato: davanti giocano Cristiano Ronaldo, che ingrana la quinta in qualche volata, ma sono più le partenze degli arrivi, ed Higuain. Dietro di loro ci sarebbe, ma non si vede, Van der Vaart, che fa scena muta. Il Barcellona è più guardingo - parecchio - del solito. Fuori un giocatore d'attacco, rispetto alle aspettative, Iniesta, dentro un difensore centrale, Milito. Così Puyol scala terzino destro, Dani Alves gioca davanti a lui, altissimo, quasi sulla stessa linea di Pedro, esterno di sinistra, e Messi, che in assenza di Ibrahimovic, decisivo nell'1-0 dell'andata con un piatto sinistro al volo, fa il centravanti di manovra. L'altro grande assente - oltre all'ex attaccante nerazzurro - è, dall'altra parte, Kakà, ex Milan.
Messi esulta, Ronaldo a capo chino. Afp battaglia sportiva — Ci si attende calcio spettacolo, ma i primi 45' sono nervosi, ricchi di scontri a centrocampo, come molte partite decisive di serie A. Il Barcellona, per indole più che per copione, fa la partita. Ma con giudizio, senza sbilanciarsi troppo: l'assenza di un attaccante di peso - Henry è seduto non lontano da Guardiola - si fa sentire come mancanza di riferimenti offensivi. Non c'è chi tiene il pallone, e fa salire la squadra, anche se Messi è il solito satanasso, che, appena ha un metro, mette i brividi ai compassati Garay ed Albiol, costretti spesso ad usare le maniere forti per fermare il fuoriclasse argentino. Il Real si fa vedere con un paio di volate senza lieto fine di Marcelo, con un destro di Xabi Alonso largo: robetta. E il Barcellona reclama invano per un presunto mani, da già ammonito, proprio del centrocampista basco ex Liverpool dei bianchi della capitale.
numeri di messi — Una partita così tattica, bloccata se paragonata alle abitudine del calcio spagnolo, non può che essere decisa, o perlomeno spezzata in due, dalla prodezza di uno dei tanti tenori in campo al Bernabeu. Anzi, da un acuto di quello di più atteso. Messi prima finisce a terra dopo un dribbling su Albiol in area di rigore del Madrid - e per Mejuto Gonzalez non rè penalty - e sembrava invece starci -, poi raccoglie di petto in area un lancio in profondità di Xavi, elude il fuorigioco, prende il tempo ad Albiol e in area di destro segna l'1-0 Barcellona. È il 40° gol stagionale dell'attaccante, stella polare annunciata, agli ordini di Maradona, del prossimo Mondiale in Sudafrica.
Messi e Pedro: capolavoro Barcellona. Ap gli stenti del real: pedro ringrazia — A inizio ripresa il Barcellona prende in mano la gara. Fa possesso palla, prova a far saltare la difesa e i nervi del Real, che si trova a fare il torello intorno ai portatori di palla blaugrana. E appena intravede il varco, il Barça raddoppia. Solita idea dell'architetto del gioco catalano, Xavi, che verticalizza per Pedro, che semina in velocità Arbeloa e di sinistro infilza Casillas: 0-2.
reazione real — Entra Guti, e la manovra della squadra di Pellegrini ne beneficia. Il playmaker argentino manda in porta Van der Vaart, che, solo davanti al portiere, si fa ipnotizzare da Valdes. Il Real ora attacca a testa bassa, la gara si apre, diventa bella, divertente. Ronaldo e Guti ci provano, Valdes risponde presente. In contropiede i catalani tengono Casillas - strepitoso, è lui a tenere in piedi la palafitta Real su un doppia ventata da tornado di Messi - sempre sul chi vive, per usare un eufemismo. Il Barcellona è padrone del campo, perde Milito per infortunio, ma non soffre più di tanto. il Real attacca generoso, ma è la fotografia del "vorrei ma non posso". Raul, appena entrato, segna, ma il gioco è fermo per un'irregolarità di Benzema. E allora vince il Barça, che, dopo 5 partite in coabitazione, si prende la vetta solitaria della classifica. Non sarà il 6-2 maturato al Bernabeu l'anno scorso, ma è comunque un pugno da k.o.
Riccardo Pratesi
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