Penya Barcelonista de Lisboa

dilluns, d’octubre 23, 2006

Cròniques internacionals


la Repubblica.it

La rivincita di Capello e il Barcellona s'inchina
Real, 2-0 in un derby di Spagna molto italiano dal nostro inviato
MAURIZIO CROSETTI

MADRID - Nei bei tempi andati, Juve A contro Juve B si giocava a Villar Perosa nel sacro giorno di Ferragosto, e mai si cominciava prima che l'avvocato Agnelli scendesse dalla villa sulla collina. Adesso hanno inventato questa specie di piccola Villar che sarebbe Madrid, e la partitella in famiglia va in scena a ottobre, sotto una pioggerellina più triste di una poesia di Guido Gozzano. La Juve A si chiama Real, e batte la Juve B che invece si chiama Barcellona. Due a zero, gol di Raul e Van Nistelrooy che - strana la vita - non hanno mai vestito il bianconero. Gentilmente offerto dalla generosità telefonica di Luciano Moggi, il "superclasico" tra bianchi e catalani rilancia l'amico Fabio Capello, quello che partendo per le ferie disse agli juventini "ci vediamo il 20 luglio", solo che non specificò dove, né di quale anno. Dopo che il Real è stato costretto a smentire le voci di dimissioni da parte di don Fabio, caduto da cavallo a Getafe, la scorsa settimana, ma prontamente rialzatosi in Champions a Bucarest, i suoi ragazzi hanno evitato di scivolare a meno 8 dal Barcellona (questo sarebbe accaduto, in caso di sconfitta): tornano, invece, a meno 2 e rilanciano l'idea di una conduzione autoritaria e ruvida, quella appunto di Capello, dopo troppi anni di vizi, capricci e sconfitte. ááNessuno, tra gli juventini fuggiaschi, ha messo la firma sulla serata. A parte, appunto, l'allenatore. E che non ci sia stato nulla di italiano neppure nella prima cosa bella della partita, cioè nel fulmineo e fulminante gol di Raul dopo tre minuti, è una realtà da accettare senza provincialismi. E' bravo Sergio Ramos a sganciarsi a sinistra, ma ancora di più a piazzare una palla a semicerchio per la testa del centravanti che salta in posa plastica, nel vuoto creato dal doppio ritardo di Thuram e Puyol. Un flash che abbaglia il Barcellona, appena sconfitto a Londra dal Chelsea, davvero una pessima settimana, e ci sarebbe pure la traversa che Raul centra al 15' (con replica al 55' in versione cucchiaio): una spanna più basso, e quel pallone avrebbe chiuso la gara. I catalani ci mettono una buona mezz'ora a ritrovarsi, l'assenza dell'infortunato Eto'o pesa moltissimo, mentre tra i madrilisti è fuori ciccio Ronaldo, squalificato, poi Messi fa qualche ricamo e strappa un po' di maglie nella difesa del Real, azzeccando un irriverente tunnel a Cannavaro: il passaggio per Gudjohnsen è una meraviglia, però costui svirgola. Lui, un islandese tra Ronaldinho, Messi e Deco: fa la figura del gorilla albino che per anni fu il simbolo dello zoo di Barcellona. Gli altri ci danno dentro col tacco e con la punta, lui sganghera molte costruzioni però con grande e robusto impegno. Intanto, i ragazzi di Lucianone si arrangiano come possono. Chi vede le streghe è Zambrotta, opposto al furetto Robinho che mulina le scarpette gialle ed è capace di movimenti da manicomio. L'ex terzino bianconero deve metterci il mestiere, ma quasi mai basta. Alla sua sinistra, Thuram è sempre più statuario. Patisce subito lo scatto di Raul, e balla parecchio anche in altri svariati momenti. Dalla parte opposta, con la maglia color neve, Cannavaro va d'anticipo e ci riesce bene, a parte il tunnel di Messi. L'azzurro sta ritrovando il tempo e il passo, anche se le mossette ballerine di Ronaldinho e Messi non sono l'ideale per rimanere tranquilli. Più avanti, nel mezzo, Emerson incrocia spesso Ronaldinho, il quale cerca pezzi di prato come il pesce rosso l'ossigeno, risalendo alla superficie dell'acqua e boccheggiando. Ma la boccia di Ronaldinho è sempre più stretta, e lui annaspa, è come legato, ha i sassi in tasca, si becca persino un'ammonizione perché stende Robinho senza grazia. Emerson lo ferma un paio di volte spintonando, poi l'aiuta a rialzarsi con una carezza da zio che il dentone accetta. Il quinto italiano nel derby di Moggi, cioè Fabio Capello, tenendo a lungo in panchina Beckham ("sono infelice e frustrato, resto fuori, ho anche perso la nazionale e non capisco perché" dichiara il fotomodello che crossa meglio al mondo) e Cassano, ribadisce di non concedere niente all'estetismo, però il suo Real non è poi così noioso come molta stampa madrilena non smette di ricordargli. Anche al più schizzinoso tra i suoi critici non sfuggirà che il buon vecchio schema "difesa e contropiede" che permette a Van Nistelrooy di raddoppiare al 51', e di soffocare la bellezza svampita del Barca, sarà anche robaccia italiana ma rende.