Penya Barcelonista de Lisboa

dimarts, de novembre 24, 2009

Troppo Barça per l'Inter


Troppo Barça per l'Inter
E' 2-0 senza Messi e Ibra
Partita quasi senza storia al Camp Nou, chiusa già nel primo tempo dai blaugrana con le reti di Piqué e Pedro. Nerazzurri poco incisivi anche nella ripresa. Guardiola tiene in panchina per 90' (più recupero) le sue due stelle


Se non ora, quando? Beh, decisamente non ora. Ibra e Messi in panchina infortunati, Inter in presunta crescita, Barça in presunta crisi. Sembrava tutto "apparecchiato" per l’attesa consacrazione della nuova Inter europea, contro i campioni in carica. Non proprio: per 45’ la squadra di Mourinho assiste inerme a una lezione di calcio di Xavi e compagni. Più dura di quella dell’andata perché i rapporti di forza sembravano cambiati e perché stavolta è condita dai gol, due, di Piqué e Pedro. Di buono, c’è solo che non cambiano le prospettive di qualificazione: basterà fare 0-0 col Rubin, all’ultima, per andare agli ottavi, sperando che la Dinamo Kiev non vinca.


1gol — Se a Milano erano stati leziosi, stavolta i catalani, spalle al muro, non vanno per il sottile: al 10’ segnano come una squadra normale, lasciando per il raddoppio la finezza estetica. Angolo, testa di Henry sul primo palo a prolungare, Piqué di piatto: 1-0. Tolto l’assillo, si inizia a ruminare calcio: al 26’ dal centro apertura di Xavi per Alves a destra, cross sul secondo palo e arrivo puntuale di Pedro per il piatto del 2-0. Sul tabellino finisce qui, lo spettacolo catalano no.

barça, ritorno dei marziani — E’ un tridente atipico, quello di Guardiola: Henry fa il riferimento in mezzo, Pedro sta effettivamente a sinistra, ma Iniesta lascia la fascia alle scorribande di Dani Alves, che deve preoccuparsi poco di difendere. Così Iniesta e Xavi vengono a cercare palloni al centro, fra le linee: Cambiasso non ci capisce nulla, da lì aprono per le incursioni laterali, come sul secondo gol. Aspetti tattici a parte, il Barcellona è tornato marziano quando più serve: non sbagliano un passaggio o un cambio di gioco, Pedro (fra i migliori) col passo corto ma veloce fa secco un paio di volte Maicon, Abidal è uno spot vivente contro il vaccino per l’influenza A. Infortunato, si è preso la suina: dopo due giorni è in campo, alla grande. Il Barça frena nella ripresa, ma regalando comunque lezioni di possesso palla.

— Quarantacinque minuti da sparring partner: l’Inter alla prova di maturità fa scena muta, non si ricorda nemmeno più la prima declinazione latina e le addizioni. Messa sotto dal palleggio di Xavi e co., propone solo lanci avanti a casaccio per allentare la tensione: il primo tiro verso la porta è un regalo di Valdes, che pasticcia (Stankovic alto al 36’), il secondo è una conclusione di frustrazione di Milito, l’unica volta che può pensare di vedere la porta. Motta fa il vigile, immobile, mentre i blaugrana gli girano intorno, Maicon è in balia di Pedro e non attacca mai, Chivu non sa se stringere o chiudere su Alves, il presunto rifinitore Stankovic si ricicla terzino. L’ingresso di Muntari nella ripresa perfeziona il 4-4-2 in linea da squadra in crisi, che almeno ha il merito di fermare l’emorragia (quelli di Balotelli e Quaresma sono ininfluenti). Certo, servono ancora le parate di Julio Cesar su Xavi e Dani Alves per evitare il 3-0, ma si balla di meno e si segnalano un paio di sortite offensive: tiro di Stankovic, testa di Motta nel finale e rigore reclamato da Eto’o (forse la spinta di Alves c’è).

Un po’ diverso il suo ritorno a casa, rispetto a quello di Ibrahimovic a Milano: annuncio e applausi già nel riscaldamento, poi al momento delle formazioni il climax: fischi d’ordinanza per tutti gli interisti, ma quando lo speaker pronuncia il nome del camerunese, boato e ovazione dall’intero stadio. Poi, però, non ne strappa altri: quando ha una palla "quasi buona" al 68’, la spedisce in fallo laterale. Sarà per un’altra volta. Sì, ma quando?

dal nostro inviato
Valerio Clari